E’ dedicato alle donne che subiscono violenza l’impegno sociale di Conad nella ricorrenza dell’8 marzo. Un impegno a cui assicura continuità sostenendo per il terzo anno consecutivo l’associazione D.i.Re – Donne in rete contro la violenza e i suoi centri antiviolenza presenti su tutto il territorio nazionale.
Per tutto il mese di marzo è possibile aiutare l’associazione acquistando nei punti di vendita Conad uno o più braccialetti della linea “dedicata” firmata Keep Me Jewels. Cinque i soggetti in materiali di tendenza, chiusura in metallo, privi di nichel, realizzati a livello artigianale in Italia. Ogni braccialetto è personalizzato con una frase rivolta alle donne presente all’interno del cinturino.
L’iniziativa ha un duplice scopo: da una parte fornire un aiuto concreto alle donne che lottano per uscire dalla più terribile delle prigionie, quella della violenza – spesso domestica – di compagni e mariti e, dall’altra, dare vita ad una forma di sostegno che non sia solo delle donne ad altre donne. Per vincere quella che è una piaga endemica dell’Italia anche attraverso i maschi.
A questo link trovate anche l'intervento di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad.
Ad appena un mese dai femicidi di Gabriela Altamirano e Kelly, un’altra morte causata dalla violenza maschile scuote Parma. Arianna Rivara, 43 anni, è stata uccisa l’altra notte dall’ex compagno Paolo Cocconi, 50 anni, che poi si è tolto la vita.
Quello di Arianna Rivara è il primo femicidio in regione del 2017. Nel 2016, i femicidi erano stati 11, a cui si aggiungono 4 tentati femicidi. Un numero, quello dei femicidi, purtroppo destinato a ripetersi; un dato che, lo ribadiamo, rimane sottostimato, poiché raccoglie solo i casi che ottengono attenzione mediatica e finiscono sulla stampa. In Italia non c’è infatti un osservatorio nazionale ufficiale sui femicidi come in Francia e in Spagna, e i dati a nostra disposizione sono raccolti laboriosamente dalle organizzazioni che lavorano sulla violenza contro le donne, come la Casa delle donne per non subire violenza Onlus di Bologna, che elabora il conteggio estraendo i dati attraverso una meticolosa ricerca sulla stampa.
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne fornendo i dati dei centri relativi al 2015 e 2016 (al 31 ott.)
Le donne, in Italia e nel mondo, continuano a subire violenza. Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999. Come celebrare questa ricorrenza?
Anche quest’anno, in tutta Italia si cercherà di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza di genere attraverso dibattiti, conferenze, eventi e con una grande manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma sabato 26 novembre cui il Coordinamento ha aderito. Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, come ogni anno, celebra il 25 Novembre con una riflessione a partire dai dati di monitoraggio sulla violenza relativi al 2015 e al 2016.
Quante sono le donne che si rivolgono a un centro antiviolenza in Emilia-Romagna?
Le donne accolte dal 1 gennaio al 31/10/2016 sono in totale 2930. Fra di esse le donne che hanno subito violenza sono in totale 2739, il 93,5%.
Qual è la loro provenienza geografica?
Considerando esclusivamente le donne nuove accolte e disaggregando i dati per provenienza, vediamo che le donne straniere, provenienti cioè da altri paesi sono in totale 751, pari al 36,4%, le italiane sono in totale 1305, pari al 63,2%. Dunque le donne straniere continuano a costituire più di un terzo di tutte coloro che chiedono aiuto ai centri antiviolenza della regione (dato in linea con l'anno precedente).
La grande maggioranza delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza della regione per chiedere aiuto subisce violenza da partner o ex partner, nel contesto quindi di una relazione di intimità: si tratta infatti per lo più di donne sposate o conviventi con figli/e. Considerando la presenza di figli/e, le madri sono 1517, pari al 77,4%, le donne accolte con figli/e sono 1814 e rappresentano il 79,1% delle donne nuove accolte che hanno subito violenza. Rispetto al 2015, la percentuale relativa alle donne con figli/e rimane pressoché invariata.
La violenza si estende ai figli e alle figlie delle donne che la subiscono. I minori che subiscono violenza diretta o assistita sono 1440, pari al 55,2% di tutti i figli/e delle donne accolte.
Per quanto riguarda le forme di violenza subite principalmente dalle donne, le più diffuse sono le violenze psicologiche (92,6%), seguite dalle violenze fisiche (65,2%), dalle violenze economiche (43,2) e da quelle sessuali (13,9%).