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La triste lista dei femicidi in Emilia-Romagna continua ad allungarsi. A distanza di meno di un mese dall’ultimo femicidio, ecco un’altra morte causata dalla violenza maschile. Questa volta accade a Riccione, dove Olga Matei è stata uccisa dall’ex compagno Michele Castaldo, che subito dopo ha tentato di togliersi la vita, senza riuscirci. La storia sembra seguire un copione ormai noto: lui viene descritto dalla stampa come “ossessionato dalla paura del tradimento”, lei lo lascia, lui, incapace di accettarlo, la uccide.

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna invita a riflettere su quello che si nasconde dietro il copione della violenza maschile sulle donne. Si contano già 8 femicidi e 4 tentati femicidi in regione dall’inizio dell’anno e in fondo a tutti i casi si legge lo stesso schema. Uomini “ossessionati dalla gelosia”, incapaci di gestire le loro emozioni, che vivono la coppia come una relazione improntata sul sentimento di possessività e non sul rispetto. Uomini che vengono lasciati e non lo accettano, negando alle donne il diritto all’autodeterminazione. Uomini che uccidono le donne, come epilogo di una storia di violenza e sopraffazione. Fino a quando non si capirà che il problema di fondo è il modo sbagliato degli uomini di vivere la propria maschilità e di relazionarsi con l’altra, la violenza maschile sulle donne non si arresterà e il suo tragico copione continuerà a ripetersi e a tradursi in una lunga lista di femicidi.

Sempre di più in Italia si avverte il bisogno di un piano di contrasto e prevenzione della violenza sulle donne. Le strade da percorrere sono molteplici: sostenere concretamente i centri antiviolenza, che svolgono un ruolo prezioso nell’ascolto e nell’accoglienza delle donne che subiscono violenza; investire nei centri per uomini maltrattanti – in Emilia-Romagna ce ne sono quattro – per affrontare alla radice il problema della violenza maschile; promuovere percorsi di educazione al genere e all’affettività nelle scuole, per decostruire stereotipi e credenze che alimentano un rapporto asimmetrico tra i generi.

In tanti si dicono indignati quando una donna viene uccisa ma la violenza si può prevenire e per farlo dobbiamo essere tutte e tutti pronti ad accogliere e favorire un profondo cambiamento culturale, che scardini dalle fondamenta il copione della violenza maschile sulle donne.