Egregia Presidente del Consiglio,
abbiamo appreso dalla stampa che Fratelli d’Italia e Lega, si sono astenuti durante la votazione per l’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione di Istanbul, strumento internazionale per la tutela dei diritti delle vittime di maltrattamento e violenza. Addirittura, durante la votazione ci sono stati due voti contrari da parte di due esponenti dei partiti italiani che fanno parte della coalizione del Governo da Lei presieduto.
Ancora di più ci preoccupano le dichiarazioni di Carlo Fidanza – capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo – e dell’eurodeputato Vincenzo Sofo, secondo i quali la Convenzione di Istanbul diventa il cavallo di Troia per imporre l’agenda gender: si tratta di argomentazioni prive di fondamento e che mettono in discussione tutto l’impianto antiviolenza che da anni si sta cercando di costruire e che tentano di allineare l’Italia ai Paesi europei che si stanno distinguendo per il contrasto ai diritti delle donne.
La Convenzione di Istanbul è un trattato internazionale che detta le linee e gli interventi da mettere in campo per contrastare in maniera sistemica e strutturata il fenomeno della violenza contro le donne e indica quali strategie attuare per dare forza alle vittime. Nonostante in Italia il Parlamento abbia autorizzato la ratifica con la legge n. 77/2013, questa è ancora ampiamente disattesa, con ricadute negative sui percorsi di uscita dalla violenza come – ad esempio – la vittimizzazione secondaria delle donne.
D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – ha già denunciato l’inadeguatezza delle risposte istituzionali in due ricerche qualitative pubblicate nel 2021 e 2022, e anche il Grevio (2020) e la Commissione di inchiesta sul Femminicidio della scorsa legislatura hanno messo in luce le criticità che ne rendono difficile l’applicazione, o come nel recente Rapporto delle organizzazioni di donne sull’attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia. Uno degli ostacoli è la persistente sottocultura che alimenta discriminazioni e violenza e mantiene in essere asimmetrie di potere tra uomini e donne. Non può esserci nessuna evoluzione positiva nella condizione delle donne se quelle che arrivano a ruoli di potere e responsabilità non lavorano per abbattere le discriminazioni sessiste e non si impegnano per garantire la libertà dalla violenza di tutte.
Lei è la prima presidente del Consiglio in Italia, un Paese che conta una donna uccisa ogni tre giorni, che conta milioni di donne vittime di violenza maschile e che si colloca nella classifica sul Gender Gap del World Economic Forum al 63° posto. Che cosa ha intenzione di fare?
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In vista del 25 novembre il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna
diffonde una valutazione dei dati parziali al 31 ottobre
Il 25 novembre è la giornata internazionale per il contrasto alla violenza contro le donne.
In occasione di questa giornata, come ogni anno, il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna diffonde i dati parziali, aggiornati al 31 ottobre 2022.
Scegliamo di pubblicare i nostri dati per ricordarci che il 25 novembre è una giornata di lotta, che si inserisce in una storia d’impegno quotidiano e decennale dei nostri Centri aderenti.
I dati sugli accessi ai Centri del Coordinamento ci mostrano un aumento delle “donne in percorso” rispetto al 2021, dovuto ad un incremento dei percorsi superiori ad un anno.
Il dato evidenzia, da un lato, la determinazione delle donne nel portare a termine il progetto di fuoriuscita dalla violenza, ma, dall’altro, riflette un aumento dei casi di violenza più gravi,
che solitamente comportano iter di emersione più lunghi.
Aumenta, inoltre, la percentuale delle donne che hanno subito violenza sessuale, un dato di difficile interpretazione,
poiché sappiamo che l’incremento dei casi registrati non sempre corrisponde ad un maggiore numero di reati, ma spesso riflette il dato positivo di una maggiore emersione del fenomeno,
generalmente caratterizzata da un forte sommerso.
La violenza di genere riempie ancora troppo spesso le pagine di cronaca nera.
I femminicidi si sono ripetuti con progressione impressionante, anche solo nelle ultime due settimane.
L’ultima donna uccisa è stata ritrovata, bruciata, nel bagagliaio della propria auto venerdì scorso, nel modenese.
In questi giorni il nostro pensiero va anche a Saman Abbas, il cui corpo sembra essere stato ritrovato dopo oltre un anno di ricerche.
È fondamentale creare spazio e risorse affinché la violenza sia riconosciuta in tempo utile, perché le donne possano denunciare senza paura e liberarsene.
Riconoscere la violenza di genere significa parlarne nei giusti termini,
fornire strumenti a tutti gli attori coinvolti – dalla polizia alle istituzioni – perché possano offrire risposte adeguate;
significa evitare la vittimizzazione secondaria nei percorsi giudiziari e nella narrazione della violenza resa dalla stampa.
Oggi, nel presentare i dati relativi agli accessi ai 15 centri del Coordinamento nel 2022,
vogliamo ribadire che la violenza sulle donne è un fenomeno che va contrastato fin dalle sue radici, nella struttura patriarcale su cui si fonda,
con interventi diffusi e capillari ed una disponibilità al cambiamento che vada oltre le frasi di circostanza.
Le donne che si sono rivolte ai 15 Centri antiviolenza del Coordinamento regionale dal 1 gennaio al 31 ottobre 2022 sono state complessivamente 3766.
Di esse 3550 donne (94,0%) hanno subito violenza.
Le donne nuove vittime di violenza, ovvero le donne che si sono rivolte per la prima volta ad un Centro antiviolenza,
sono state 2451 nello stesso periodo, mentre le donne in percorso da anni precedenti sono state in totale 1099.