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NO Ddl Pillon. Conferenza stampa in Senato, Roma, 23 luglio ore 16.30

La società civile, i centri antiviolenza, il movimento femminista

chiedono l’impegno concreto dei/lle parlamentari

CONFERENZA STAMPA

23 luglio 2019, ore 16.30

Roma, Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama – Senato della Repubblica

Il 23 luglio riprende in Commissione Giustizia al Senato la discussione sul Ddl Pillon e sugli altri disegni di legge collegati, nonostante centinaia di migliaia di uomini e donne in Italia ne abbiano chiesto il ritiro.

Tanti/e parlamentari e rappresentanti delle istituzioni in questi mesi si sono espressi/e pubblicamente contro un disegno di legge lesivo per la libertà di tutti e tutte e potenzialmente molto pericoloso per i bambini e le bambine.

È arrivato il momento di verificare la fondatezza di tali dichiarazioni: CHI è dalla nostra parte e CHI no, chi è dalla parte delle donne e dei/lle bambini/e e chi no, CHI è disposto in Parlamento a far sentire la propria voce e a rispondere alla propria coscienza.

Le associazioni, i centri antiviolenza, il movimento femminista, le organizzazioni sindacali che in questi mesi si sono mobilitati per chiedere il ritiro del Ddl Pillon invitano perciò i/le parlamentari di tutti gli schieramenti a una conferenza stampa – martedì 23 luglio alle 16.30, Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama, Roma – per dimostrare pubblicamente il proprio impegno a fianco delle donne e dei/lle loro figli/e.

Promuovono la conferenza stampa:

D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, UDI – Unione delle donne in Italia, Rebel Network, Se non ora quando? – Coordinamento nazionale comitati, Casa internazionale delle donne, Differenza Donna, ARCI Nazionale, ArciLesbica Roma, CGIL – Confederazione generale italiana del lavoro, UIL – Unione italiana lavoratori

Coordinamento dei Centri Antiviolenza - Comunicato stampa

UN CALCIO ALLA VIOLENZA

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna esprime solidarietà alle calciatrici della nazionale femminile e condanna gli attacchi sessisti

La nazionale maschile di calcio non si è qualificata agli ultimi mondiali, la nazionale femminile non solo si è qualificata ai mondiali 2019, ma è prima nel suo girone, dimostrando talento, passione e professionalità. Che trattamento stanno ricevendo le atlete azzurre per questo successo? Scarsa visibilità mediatica, nessuna o quasi autorità sugli spalti, una “partecipazione” e un interesse per niente paragonabili a quelli che ricevono gli Azzurri.

Come se questo non bastasse, ad attendere le atlete dopo ogni partita una triste sequela di commenti sessisti, battute sgradevoli, commenti denigratori, insulti. L’ultimo caso, lo scorso mercoledì: lo squallido post su Facebook di Cristian Panarari, ex consigliere comunale a Reggio Emilia ed ex portavoce del Movimento 5 Stelle, che commenta la foto di una giocatrice facendo una chiara allusione sessuale. Il post ha richiamato l’attenzione anche della vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni, anche lei M5S, che ne ha chiesto l’espulsione dal partito.

 

 

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AFFIDO DEI MINORI E VIOLENZA CONTRO LE DONNE

La decisione del tribunale civile di Padova – che affida un bambino al padre maltrattante un anno dopo la sua condanna in sede penale per violenza contro la moglie, maltrattamenti e violenza assistita – viola i diritti umani.

Una importante Dichiarazione internazionale sottoscritta da tutte le rappresentanti dei diversi meccanismi ONU e regionali per l’Europa, l’Africa e l’America Latina.

Arriva dalle rappresentanti dei più importanti meccanismi internazionali che si occupano di violenza contro le donne sia a livello delle Nazioni Unite che a livello regionale in Europa, Africa e America Latina, un’importante dichiarazione che esprime grande preoccupazione per “schemi ricorrenti che ignorano la violenza del partner nella determinazione dei diritti di custodia dei figli, presenti in varie giurisdizioni a livello mondiale”.

Si tratta “della delegittimazione della parola delle donne, che in sede di separazione non sono credute quando denunciano i maltrattamenti da parte del partner, che vengono interpretati non come violenza contro le donne, ma come semplice conflitto familiare, a volte fino al punto da giudicare le madri malevole o manipolatrici quando i figli impauriti non vogliono vedere i padri”, chiarisce Elena Biaggioni, avvocata della rete D.i.Re.

“Si prenda l’esempio di quanto è successo a Padova”, sottolinea Biaggioni, “dove una giudice civile ha deciso in base a una CTU, consulenza tecnica d’ufficio, il trasferimento di un bambino in casa del padre, nonostante l’uomo, un imprenditore padovano, sia stato condannato un anno fa in due gradi di giudizio in sede penale per violenza e lesioni contro l’ex moglie, maltrattamenti in famiglia e violenza assistita”.

E questo, aggiunge Biaggioni, “scrivendo nero su bianco nel decreto che la condanna in sede penale per violenza dell’uomo è «irrilevante» e definendo l’uomo «figura maggiormente idonea a garantire stabilità emotiva e accudimento del minore»”.

Nella Dichiarazione si denuncia come “tali schemi rivelano una discriminazione di genere di fondo e stereotipi nocivi per le donne”.

La nuova Piattaforma, che riunisce tutti gli organismi internazionali che si occupano di violenza contro le donne, ha manifestato preoccupazione per i continui tentativi di “inclusione della ‘alienazione parentale’ come voce nella nuova Classificazione Internazionale delle Malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-11)”, tentativo “che ancora una volta per fortuna non è andato a buon fine perché non ritenuta attendibile scientificamente dagli stessi comitati dell’OMS”, sottolinea Biaggioni.

Le firmatarie della Dichiarazione – Dubravka Šimonovic, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Violenza contro le Donne, le sue cause e conseguenze, Hilary Gbedemah, Presidente della CEDAW, Commissione ONU sull’eliminazione della discriminazione contro le donne, Ivana Radačić, Presidente del Gruppo di Lavoro dell’ONU sulla Discriminazione contro le Donne nella Legislazione e nella Pratica, Feride Acar, Presidente del GREVIO, il Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne del Consiglio d’Europa, Margarette May Macaulay, Relatrice sui Diritti delle donne nella Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani, Lucy Asuagbor, Relatrice Speciale sui diritti delle donne in Africa, Sylvia Mesa, Presidente del MESECVI, la Convenzione mesoamericana per prevenire, sanzionare e sradicare la violenza contro le donne – concludono la Dichiarazione con l’appello, rivolto a chi amministra la giustizia, a “considerare la violenza contro le donne nella determinazione dei diritti di custodia e di visita dei figli, in tutti i casi relativi alla custodia”, orientando le loro sentenze “al rispetto dei diritti umani di donne e bambini/e alla vita e all’integrità fisica, sessuale e psicologica”, rispettando le disposizioni vincolanti della Convenzione di Istanbul, e tenendo conto del “principio del superiore interesse del minore”.

“Questa Dichiarazione è molto importante e la magistratura italiana dovrebbe prestarvi grande attenzione”, conclude Biaggioni. “I giudici devono sapere che non tenendo conto della violenza contro le donne e della violenza assistita quando decidono sui diritti di visita dei figli, violano il diritto interno, ma anche quello internazionale e si espongono a ricorsi alla CEDU, Commissione europea sui diritti umani, o alla CEDAW”.

 

Scarica il testo della Dichiarazione in italiano (traduzione non ufficiale a cura di D.i.Re)

 

 

NUOVO COMUNICATO STAMPA REGIONALE

FEMICIDIO A PIACENZA

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna si esprime sull’ultimo caso di violenza sulle donne in regione

L’Emilia-Romagna è scossa da un altro caso di femicidio. Accade a Borgonovo, in provincia di Piacenza, dove Damia El Essali, 45 anni, è stata trovata morta nella sua casa mercoledì scorso. Indagato il marito, Abdelkrim Foukahi, che si è dato alla fuga insieme ai due figli di due e quattro anni ed è stato fermato giovedì scorso in un autogrill in Veneto.

Se venisse confermato che è stato il marito a uccidere Damia, si tratterebbe del sesto caso di femicidio dal 2012 nella provincia di Piacenza, in una regione, l’Emilia-Romagna, che ogni anno dà il suo triste contributo al conto delle donne uccise dalla violenza maschile in Italia.

 

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"TUTTA UN'ALTRA STORIA"

Uno sguardo al passato, alla nostra storia fatta di conquiste, pensieri, attività, movimenti femminili,
per camminare insieme verso il futuro seguendo
la scia delle nostre radici.
 
Da dove veniamo chi siamo dove andiamo dettaglio 1
Paul Gauguin :“Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” (particolare)
 
Uno sguardo condiviso sulla “realtà di genere” spaziando dalle molteplici sfaccettature storico-sociali
ai pericolosi e medievali attacchi attuali quali il D.D.L.PILLON.
 
 
 
Venerdì 10 maggio
ore 16
Sala dei Teatini
Via Scalabrini n° 9 Piacenza 
 
 

COMUNICATO STAMPA: Centri Antiviolenza dell'Emilia Romagna

DONNE E DIRITTI SOTTO ATTACCO IN EMILIA-ROMAGNA

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna denuncia gli episodi di violenza contro le donne e le iniziative oscurantiste degli ultimi giorni

Cosa significa essere donna nel 2019 in Italia, in una regione ricca e per molti aspetti “avanzata” come l’Emilia-Romagna? Accade di venire uccise dalla violenza maschile. Succede qualche giorno fa a Modena, a Benedita Dan, 40 anni. Fermato per l’omicidio Leopoldo Scalici, 41 anni, che avrebbe aggredito la donna in seguito a un rapporto sessuale, “dopo una discussione sulla prestazione”, riferiscono i giornali. Si aggiunge la notizia di un tentato femicidio a Sasso Marconi, dove un uomo di 49 anni ha accoltellato l’ex moglie.

Accade di venire trascinate in un casolare abbandonato di via Zanardi, a Bologna, e di rischiare di essere stuprate. È successo lo scorso sabato a una ragazza di 25 anni, che ha evitato la violenza sessuale grazie a un amico che ha chiamato il 113.

 

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IL DDL PILLON VA RITIRATO - MOBILITAZIONE DAL 2 APRILE A ROMA

Il 2 aprile inizierà in Commissione Giustizia al Senato la discussione del Ddl Pillon.

D.i.Re-Donne in rete contro la violenza, il movimento femminista Non Una di Meno, laCasa internazionale delle donne, ARCI, UDI-Unione donne in Italia e Rebel Networkchiamano  alla mobilitazione tutte le persone che sono state al nostro fianco in questi mesi, da quando sono stati lanciati la petizione per chiedere il ritiro del Ddl -  che ha raccolto già  oltre 170.000 firme - e lo stato di agitazione permanente.

Dal 10 Novembre scorso l'opposizione al Ddl Pillon ha preso forma con tantissime iniziative territoriali e nazionali, momenti di approfondimento, discussione e di piazza.

La grande manifestazione nazionale del 24 novembre e lo sciopero dell'8 marzo - che ha visto mobilitarsi oltre 50 città italiane - hanno posto con forza al centro della propria battaglia politica la richiesta del ritiro immediato del disegno di legge. Non ci sono emendamenti possibili a un disegno di legge misogino e violento.

Dopo un ciclo di audizioni in cui gli elementi critici del Ddl sono stati ampiamente denunciati da decine di esperte/i e organizzazioni, e nonostante la contrarietà espressa nelle tante manifestazioni pubbliche del movimento femminista, ora si vuole rapidamente portare all’approvazione un disegno di legge che stravolgerà il diritto di famiglia, vendicativo nei confronti delle donne e che stabilisce procedure che espongono donne e minori vittime di violenza a enormi rischi in caso di separazione.

Non ci stiamo!

Come a Verona, dove saremo per contestare una kermesse oscurantista e sessista che vede la partecipazione degli esponenti leghisti del Governo, così a Roma dal 2 aprile – appuntamento alle 12 a piazza delle Cinque Lune - torneremo a ribadire il nostro NO al Ddl Pillon e agli altri disegni di legge collegati.

Una guida per permettere alle donne di essere online in sicurezza

Hai mai subito molestie per strada? Hai ricevuto un messaggio squallido su un’app di appuntamenti? Un collega ha fatto un commento fuori luogo sul tuo aspetto?

NON SEI SOLA

Grazie al movimento #MeToo, è sufficiente accedere a Twitter o Facebook per vedere quante donne sono vittime di molestie sessuali.

Sia di persona che online, in un modo o nell’altro, le donne di tutto il mondo si sono trovate in questo genere di situazione. E con tutti i nuovi modi in cui Internet ha aperto le vie di comunicazione, le molestie online sono più diffuse che mai.

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https://it.vpnmentor.com/blog/una-guida-per-permettere-alle-donne-di-essere-online-in-sicurezza/