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CONSENSO, QUESTO SCONOSCIUTO: COS’È E PERCHÉ CONOSCERLO È FONDAMENTALE

Laica Montanari,
Presidente del Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna
“Le donne rischiano la vita per poter dire di no: il minimo che le istituzioni possano fare è imparare ad ascoltarle”

In Italia abbiamo un problema di consenso. Non solo perché per le donne dire di no significa ancora rischiare la propria vita,
come ci ricordano i femminicidi che si sono susseguiti nelle ultime settimane e che in molti casi hanno riguardato donne giovanissime.
Ma anche perché mentre lottiamo per poterdire di no,
scopriamo che regna ancora molta confusione rispetto a cosa possa costituire un sì.

Uno dei passaggi più critici e pericolosi di ogni percorso di fuoriuscita dalla violenza è il momento di rottura.
Quando una donna decide di interrompere la relazione,
di andarsene di casa o di denunciare le violenze subite – di dire,insomma, di no al maltrattante.
Oltre all’esperienza dei Centri del Coordinamento
(che solo nel 2024 hanno accolto più di 5000 donne) ce lo dimostrano i casi di femminicidio,
che spesso avvengono proprio in risposta all’affermazione di autonomia delle donne.

Sapere cos’è il consenso è quindi fondamentale per capire e contrastare la violenza di genere.
Le nuove generazioni non sembrano essere messe molto
meglio di quelle precedenti su questo fronte,
come dimostra la pervasività della violenza anche tra giovani e giovanissimi/e.
E d’altronde, perché dovrebbero?
Sono cresciuti in un Paese che invece di promuovere l’educazione
all’affettività finanzia le associazioni antiabortiste, ascoltando le dichiarazioni di
ministri che negano l’esistenza della violenza di genere o che ne parlano
esclusivamente in chiave razzista e securitaria.

Tutta la nostra società, istituzioni comprese, ha un grosso problema di consenso.
Ma cos’è il consenso?
Prima di tutto è la possibilità di dire di no, che è un presupposto fondamentale
perché sia possibile esprimere un entusiastico sì.

Non può esserci consenso laddove ci siano minacce, coercizione o uno
squilibrio di potere troppo forte tra le due parti.
Allo stesso modo in cui non si può parlare di consenso quando una persona è in uno stato di alterazione da sostanze.
Il consenso è contestuale e limitato nel tempo:
dire di sì una volta non significa rinunciare per sempre alla possibilità di dire di no in futuro,
o di cambiare idea rispetto a ciò a cui si aveva inizialmente acconsentito.

Ci piacerebbe pensare che tutto ciò sia scontato.
Ma, purtroppo, risulta evidente che non è così.