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IL CONTRASTO ALLA VIOLENZA DI GENERE PASSA DAL SUO RICONOSCIMENTO

 

In occasione dell’8 marzo il Coordinamento dei Centri antiviolenza

dell’Emilia-Romagna diffonde i dati sugli accessi ai centri relativi al 2023

Abbiamo appreso dell’esclusione di parte civile di U.D.I. Bologna, nostra Associata, nel processo Amato, perché l’imputazione non ricadrebbe nel novero della violenza di genere,
in quanto determinata da fini economici.

È bene ricordare che la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, include espressamente la violenza economica nel novero della violenza di genere.

Uccidere la moglie, in punto d’accusa, per questioni ereditarie, e uccidere la suocera, “per fare una prova”,
come apprendiamo riferito dalla stampa, altro non è che violenza di genere, è strumentalizzazione di due donne ai propri interessi.
È femminicidio.

Neppure si può condividere la scelta della Corte d’Assise di Bologna di escludere la stampa dall’aula del processo,
perché il caso non avrebbe un interesse socialmente rilevante.
L’efficace contrasto alla violenza alle donne passa dal riconoscimento della stessa.
L’eco mediatico dei processi per femminicidio è uno strumento importante per veicolare nelle coscienze il disvalore sociale della violenza alle donne;
per fare prevenzione e per diffondere la cultura del rispetto delle donne.

Solo un cambiamento culturale potrà fermare la violenza di genere. Il riconoscimento della violenza è il primo passo per il cambiamento.

Il cambiamento è urgente, sono ancora troppe le donne che si trovano a subire violenza.
I dati raccolti dai nostri 15 centri, ce lo confermano.

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